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78 il secolo che muore


E s’ingegnò ammiccare all’usciere gli menasse via cotesto matto di camera; e l’usciere mascagno, chiappata la mosca a volo, rincalza:

— L’illustrissimo signor consigliere Inutili aspetta all’uscio.

— Ecco, vengo; aspettatemi qui; in meno che si dice un credo vado e torno.

— A rotoli come la tela di Lucca, mormorò il presidente, ed appena lo vide fuori della stanza prese mazza, cappello, ombrello e fascettone per avvoltolarselo al mento e al collo; fatto capolino dall’uscio per ispeculare se fosse libera l’andata, spiccò una rincorsa fino a casa, dove non si tenne sicuro se prima non ebbe girato a due mandate e tirato tutti i chiavacci dell’uscio. Quando poi in seguito gli occorreva raccontare la brutta avventura, costumava aggiungere che per uscirne a salvamento avrebbe dato a buon patti una gamba, e doverne portare il voto a Sant’Antonio se l’aveva passata liscia.

Il prefetto accolse Fabrizio con la gelida garbatezza con la quale i superiori trattano gl’inferiori, massime se si sappiano prossimi a dare la capata: agli altari in rovina non si accendono più moccoli. Il prefetto pertanto incominciò con la formula consueta:

— Sono dolentissimo di doverle annunziare per ordine superiore come da un pezzo in qua i suoi