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protocollo degli atti maritali, che si conservano nello archivio di casa del diavolo. Il presidente, contento come una pasqua, si fregava le mani dicendo:

— Tutto è bene quello che finisce a bene: la va sempre a un modo; quanto più appaiono le matasse arruffate e meglio si ravviano: del passato io sono chiaro, dello avvenire sicuro; da ora innanzi, da qual parte mi entrerà il sospetto in corpo? Io per me non ce lo vedo.

Il povero uomo credè avere provveduto ai casi suoi meglio di colui il quale, pauroso che il diavolo gli entrasse in corpo, dentro gli orecchi si cacciò cotone intriso nell’olio santo, tra i denti prese un crocifisso, per ultimo, tiratesi giù le brache, si mise a sedere a mo’ di semicupio in un catino di acqua benedetta, esclamando in atto di sfida:

— E adesso staremo a vedere da che parte mi entrerà in corpo il maligno?

Il povero uomo aveva dimenticato i buchi del naso. Nina, Gabriele e Bibbiana, quante volte si trovavano insieme, non rifinivano ridere alle spalle del presidente Goffredo.

— Com’è andata? L’hanno assoluta?

— No.

— L’hanno condannata?

— No.