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capitolo xx. |
fargliene nascere la voglia, prima lo metterei a parte della cosa, che mi sembra giovane prudente e da fìdarcisi, e poi lo pregherei a non frequentare di giorno casa nostra, nè anche in compagnia di parenti; quanto alla sera continuasse a favorirci secondo il solito, due volte la settimana, per accomodare la partita al signor presidente.
— No signora; nè di notte, nè di giorno, nè solo, nè accompagnato.
— Ma via, signora, non s’incocci sul feroce; parrà che con quel suo cugino ella ce l’abbia a morte: la si lasci persuadere, pensi alla partita de’ tre sette del padrone... ed abbia viscere di carità.
— Tu sei una tigre ircana... dunque per lo interesse della tua reputazione tu mi ammazzeresti la partita dei tre sette come Medea trucidò i suoi figliuoli...
E così bisticciaronsi un pezzo, finchè a mediazione della Bibbiana fu stipulato un trattato, in virtù del quale rimase stabilito: 1° il cugino Gabriele non verrebbe a visitare di giorno la signora, nè solo, nè accompagnato; 2° gli si concedeva l’ingresso nella casa del presidente soltanto la notte, in compagnia dei congiunti, e ciò per l’unico fine di accomodare la partita dei tre sette al padrone, ed occorrendo la calabresella, ed anche la briscola.
Asmodeo, ridendo, appose il suo sigillo a cotesto convegno, facendolo registrare debitamente al