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capitolo xx. |
la bocca diceva così, tremava in cuore pel sospetto del cugino Gabriele; onde immaginate voi s’egli ebbe a cascare a pancia all’aria quando sentì la Nina a dire:
— Il patto è questo, che voi andiate subito... stasera, a trovare il cugino Gabriele e gli dichiariate senza tanti amminnicoli, che nè solo, nè in compagnia si attenti mai più. capitarmi in casa.
— Quanto a solo, scusi veh! signora, mi sembra una grulleria, perchè o quando mai il signor Gabriele si è attentato visitarla solo? Ci avrei dovuto essere anch’io.
Come vedete, Bibbiana, per raccattare le maglie, valeva un Perù.
— Quello che non ha fatto potrebbe fare, rincalza Nina con maravigliosa disinvoltura; sicchè lascia andare l’ambasciata com’io l’ho detta, che le precauzioni non sono mai troppe: tanto devo al decoro di questa casa, all’onore del marito, e soprattuto alla mia dignità.
— Ma Nina mia, osserva il presidente raggiante colme la luna piena quando sorge dai colli della Brianza, così, su due piedi... ma come si fa a dare lo sfratto a Gabriele, che in fin dei conti gli è meglio del pane, che si piglia a morsi e non grida nè manco: ohi! Festoso.... servizievole, eccetera; tu lo conosci a prova; sarebbe peggio il rimedio del male; figurati lo supposizioni... non so se capisci?