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capitolo xx.


e Bibbiana a sinistra del presidente con le mani uncinate rasente agli occhi, da mettere lo spago in corpo a bene altro uomo animoso che il presidente non era.

— Tranquillità, ordine; abbasso le mani... con la moderazione si viene a capo di tutto: ecco la lettera, e trattasela di tasca la porse alla sposa.

Il decoro della mia storia mi toglie la facoltà di riportare tale quale il tenore di cotesta lettera; basti saperne il sugo. Nina, ella accusava, spasima pel cugino Gabriele, e Gabriele delira per Nina; ogni volta che il presidente sta inchiodato alla udienza, Gabriele va ad annunziare alla Nina a quanti dì viene san Biagio, la quale piega il capo e dichiara: fiat voluntas tua; ed ora, ora che in tribunale si tratta una causa di adulterio, Nina e Gabriele ammanniscono altra materia, affinchè i giudici non si perdano in iscioperi. Bibbiana, more solito, regge il venti.

Il presidente, sbirciando come la Nina, mano amano che tirava innanzi con la lettura, si faceva in viso di tutti i colori dell’arcobaleno e all’ultimo minacciava cascare in sincope, si affrettò a sostenerla susurrando:

— Cuor mio, non ti affannare, raglio di asino non arrivò mai al cielo; io ti accerto che non ci ho mica creduto... ohibò! Ti giuro... ti giuro sul... che non un momento ho dubitato di te, luce dell’anima, ma-