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capitolo xx. |
considerare il terribile assalto, e se le pulci sopra coteste due vittime espiatorie vendicassero in un minuto ben mille offese; padrone e serva comparvero al cospetto della presidentessa a littera neri.
— Salva! salva! gridò questa scappando via; ed i rimasti l’uno l’altro guardando, et vedutisi conci a quel modo, proruppero in tale scoppio di risa da schiantare i travicelli del palco.
Lo stracotto andò bruciato, la minestra prese di fumo, ogni cosa in malora. Bibbiana, liberata che fu dalla invasione dei demoni, andò per ordine del presidente a provvedere alla osteria Nazionale un pranzo troppo migliore del suo, e il presidente, riscattato anch’egli, mercè le pietose cure della moglie, e manibus inimicorum suorum, scese in cantina a prendere due bottiglie di nebbiolo; e tutti insieme, in festa e in giolito, fecero un pranzo, in paragone del quale quello delle nozze non gli poteva legare le scarpe; perchè, per più allegria, vollero a tavola con loro Bibbiana, a cui la bizza della sua reputazione come uno starnuto l’aveva presa, e come uno starnuto se ne andò via.
Bibbiana beveva quanto due padrone, e il presidente quanto tre Bibbiane, pure con due bottiglie di nebbiolo e due litri di Monferrato ognuno dei nostri personaggi aveva a bordo la sua salutifera portata; ed ecco, quando meno ci si pensava, saltare in testa a Nina la fantasia di voler sapere la ca-