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capitolo xx. |
— O questo non entra negli obblighi del perfetto portinaio.
— Fatecelo entrare...
— Lustrissimo, il portinaio ha da spazzare le scale, accendere il lampione, avvertire che veruno porti via nulla, andare per la balia quando pigliano i dolori del parto a qualche signora del casamento, o per lo speziale se venisse la colica a vostra signoria illustrissima; questo e non altro è il vero compito del portinaio.
— Dunque voi non badate a chi entra nè a chi esce, nè vi curate sapere dove va, nè perchè va?
— Chiedo scusa, lustrissimo, anzi ci badiamo e ci arronziamo per sapere dalla Mecca alla Seria.
— E tutto ciò per vostra erudizione, senza volerlo dire a persona?
— Chiedo scusa, lustrissimo, lo ridiciamo bene e meglio.
— E a chi lo riferite voi?
— Lustrissimo, al lustrissimo signor questore.
— Al questore! esclama il presidente dando di un passo in dietro; ma voi qui dunque fate la spia?
— Come sarebbe a dire? Spia! Noi siamo martiri oscuri che ci sagrifichiamo all’ordine pubblico. Spia! Noi custodi pagati con moneta di disprezzo della sicurezza pubblica; quando voi dormite, noi vigiliamo per voi; noi siamo gatti battezzati per ser-