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42 | il secolo che muore |
ad altri grugni, che non sei tu, le donne hanno fatto la barba e il contropelo. Altri altre cose; ma il popolo, il quale li per li rimane tocco dal lato generoso delle azioni umane, senza troppo squattrinarla pel sottile proruppe in bravo, pestò i piedi, sbatacchiò una contro l’altra le mani fino a schiantarsele.
Il presidente, a tenore del paragrafo secondo dell’art. 487 del codice penale, ebbe a dichiarare prosciolta l’accusa contro i due incolpati; pareva mordesse le parole per dimezzarle; ma tanto e’ furono capite e con suo infinito rovello applaudite.
Efisio si accostò di scancio, a mo’ che camminano i granchi, alla moglie e all’amico, e stese loro ambo le mani; questi gli si avventarono al collo e si abbracciarono in tre, non ignudi, ma vestiti, eppure belli a vedersi come le Grazie di Canova, quantunque di bellezza diversa.
E Fabrizio e il presidente come rimasero eglino? Fabrizio come il re Erode delle marionette; sempre strabuzzati gli occhi, irti i capelli, il pugnale brandito per ammazzare, ma tutto questo insieme con lui attaccato a un chiodo; quanto al presidente, ti sarebbe sembrato il cugino del montone involuto per le corna ai cespugli del monte Mora, in aspettativa di essere sagrificato in vece di Isacco sopra l’altare del Signore.
A cui non preme sapere la fine dei giovani amanti, salti pure venti righi o trenta, che senza essi: