Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
370 | il secolo che muore |
vista, ma in ciò mi conforta quello che sovente udii dalla bocca del padre nostro Maurizio e del generale Garibaldi, ed ho anche letto che un popolo in rivoluzione si trova più presso a conquistare che ad essere conquistato; un altro pericolo egli è che dalle discordie nasca un soldato, il quale di punto in bianco ti salti addosso tiranno, e si deve reputare guaio grande e tuttavia minore della libertà ipocrita e meretricia, imperocchè dal primo qualche virtù annacquata sorge, mentre la seconda spegne ogni nobile aspirazione: pure gli è forza masticare quello che il destino, o piuttosto le nostre mani ci hanno ammannito. I seduti a mensa, alla minaccia della guerra civile si cacciano le mani dentro i capelli ed urlano: — Sacrilegio! parricidio L, — Silenzio, ribaldi; a voi, e più che a tutti a voi altri si affibbiano con le debite varianti i versi tremendi:
Vile, un manto d’infamia hai tessuto, |
La trista genia non si spaventa delle guerre straniere, e sì che in queste un popolo intero è avventato col ferro in mano a tagliarsi la gola con un altro popolo che non conosce, non gli ha nociuto in nulla, non odia, senza sapere il perchè, e ne diserta i campi, le case arde, oltraggia le donne, lacera vecchi e fanciulli; lo ubriacano di acquavite e di