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capitolo xxiv. 399


perchè voi divoratori, noi i divorati; noi le api produttrici del miele e voi i fuchi che ce lo rubate; voi, come le lampade dei bastimenti, vi mantenete sempre in bilico sia che soffi vento di servitù straniera o vento di servitù domestica; voi condite di abiezione il vostro cibo e lo tenete più accetto al vostro palato; voi serbate la indegnissima anima vostra con la gira in bianco per indossarla a principi, a repubbliche, a tutti, a patto però che vi facciano abilità d’imbestiarvi nei godimenti materiali della vita. Ora ci vuol poco a capire che così non può tirare innanzi, e quando qualche urto straniero non ci desse la stretta, l’ordine sociale tracollerà per disfacimento interno, di tutti i mali il peggiore, perchè con la mota non si fabbrica, e se la stringi ti sfugge dalle mani dopo avertele insozzate. Quelli che se ne intendono affermano i popoli corrotti potersi solo rigenerare o per invasione straniera o per guerra civile: per guerra straniera io non credo, perchè di due cose l’una: o la vinceremo o la perderemo; quindi od oppressori od oppressi; o esercitare tirannia o patire servitù; e l’una alternativa e l’altra cagione presentissima di pervertimento: per guerra civile qualche volta il popolo corrotto si è rigenerato, ma la prova è zarosa e piena di pericoli; i nemici del popolo in subbuglio, cogliendo la occasione del disordine che tiene dietro ai rivolgimenti pubblici, potrebbero percuoterlo alla sprov-