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capitolo xxiv. 397


bruciarsi la casa batte le mani. I preti crescono come l’ombra cresce quando tramonta il sole, tra poco sarà l’un’ora di notte. I nostri uomini di Stato sapevano che preti e ortiche si propagano stupendamente spontanee, tuttavolta li hanno fecondati col guano; speravano disfare i preti come un cavo vecchio e filare la loro autorità dentro la corda nuova, mettere in combutta sacramenti e manette; mitra di vescovo e lucerna di giandarme; stolti! il prete pesca per sè, tutto per sẻ, sempre per sẻ: l’arme del prete è la rete. La materia viene dalla terra ed alla terra ritorna, lo spirito si parte da Dio e a Dio si ricongiunge; chi più nobile dei due, lo spirito o la materia? Certo lo spirito; dunque il prete non intende fare a mezzo col potere laico, molto meno stargli sottoposto; egli rappresenta Dio; prostratevi pertanto ed obbedite. Sul campo di battaglia i destini degli eserciti pendono nella mano della fortuna, nel confessionale il destino del prete sta sicuro nella mano del prete. La favola di Prometeo, in grazia del bel giudizio dei ministri italiani, si è convertita in realtà; ecco lo Stato, con le mani e co’ piedi legati, messo sotto al becco dello avvoltoio prete perchè lo divori. Del popolo un dìi levati a cielo il cuore e lo intelletto; egli sorgente di tutto diritto, egli solo capace di provvedere alla felicità del paese, dandosi per via di plebiscito un padrone; il popolo, buttato via un basto, si chinò giù carponi