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366 il secolo che muore


via negli scialacqui; dai vizi anticlii accoppiati alle viltà nuove pullularono banchieri, borsaioli, giocatori, ruffian, baratti e simili lordure; ciurmaglia d’insetti non più visti prima, roditori come tarli, sozzi come cimici; ribollirono le fogne spingendo a galla ogni maniera di lordezza; gli scrivani diventarono scrittori; allagò dovunque la mediocrità invida e trista; perchè lo scritto riuscisse di un bel nero morato, tuffarono la penna nella propria coscienza; le sacre lettere mescolarono con l’acquavite e la viltà, e poi le propinarono alla cittadinanza, che ne rimase avvelenata; gli ebrei considerando allora che il mestiere fruttava, chiusero tante botteghe di rigattiere e ne apersero altrettante di giornali, ma così nelle une come nelle altre essi, con anima e mani sudicie, continuano a vendere cenci sudici. Tasse a diluvio; fortuna pubblica nabissata, la privata distrutta; esercito infermo; senza combattere dentro ci divora, combattendo fuori non è creduto capace a difenderci; all’opposto presumono educarlo can mastino della monarchia per addentare repubblicani. Con gl’impieghi crearono un nugolo di consumatori a fine di legarli col vincolo dell’interesse alla monarchia; la monarchia è un interesse; chi la rode la difende, finchè ci è da rodere; dei produttori ogni dì se ne strema il numero per molte cause, massime delle emigrazioni di cui esultano col giudizio del matto, che vedendo