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364 | il secolo che muore |
l’anima mia si contrista entro un mare di amarezza, la salute mi si altera, e da momento in momento mi abbandonano le forze... in breve mi mancherà il latte... non potrò allevare più la mia, la tua creatura... E non potè più dire, che il singulto le strinse la gola; copertosi il volto, pianse.
Curio, in balìa di profondissima agitazione, preso a scorrere con moti incomposti per la stanza, inciampando ora in questo ora in quell’altro mobile, che la passione gli toglieva la vista degli oggetti circostanti; per ultimo, quietatosi alquanto, si accosta ad Eufrosina, e gettatole le braccia al collo le dice:
— Sorella, consolati, io procurerò guarirmi, anzi mi guarirò di certo; però io sento non poterlo fare se non a un patto.
— Dillo, amor mio.
— Mi perito, Eufrosina, perchè temo affliggerti.
— Che importa! Pensa che verun dolore uguaglia quello di vederti ogni giorno consumare dall’umor nero.
— Ebbene, Curio prosegue attenuando la voce, sicchè appena si sentiva: tu mi hai a promettere che quando io sarò morto... ma vedi! già ti scolori in volto...
— Continua, per carità... continua.
— Signore! bisogna pur farci una ragione... io nacqui prima di te, e la natura vuole che prima di