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362 | il secolo che muore |
senonchè Eufrosina, invece di un pomo, gli tirava un fiore, e poi si rimpiattava nel boschetto delle magnolie. La povera tosa ormai si trovava al verde delle sue invenzioni, quando la Provvidenza, sentendo misericordia per lei, non l’avesse sovvenuta col massimo dei benefizi che può compartire ad una donna. Suffusa di rossore si chinò verso l’orecchio di Curio, ci susurrò una parola, mercè la quale il giovane schizzò su come il diavolo di saltaleone scatta fuori dalle scatole di finto tabacco, battendo palma a palma, e il segreto che gli aveva confidato la pudica, egli, inverecondo, bandì con voce magna alla intera brigata, come se volesse metterlo allo incanto. Filippo abbracciò Maurizio, Maurizio Curio, e poi abbracciaronsi tutti e quattro in lungo ed insaziabile amplesso.
Durante i mesi della gravidanza un solo pensiero come una sola cura dominarono la mente di Curio; vegliare l’amata donna, blandirla con soavi carezze, condurla a diporto all’aria aperta, riportarla su le proprie braccia a casa, adagiarla sul letto, temperare l’arsura dell’ambiente, spiarne l’alito, le parole, i sospiri. E quando alfine gli posero un pargolo su le ginocchia dicendogli: ecco, ti è nato un figlio! e’ fu miracolo espresso s’ei non dette nei gerundi: piuttosto che esultanza, il- delirio si cacciò addosso a lui ed a tutta la casa: fecero cose sgangherate: tanti colpi spararonsi, tanti fuochi si accesero, che