Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/384

356 il secolo che muore


chè l’ignoravano, se l’avessero saputa si sarebbero schermiti con la elegante terzina che si legge nella satira dell’Ariosto sul servire in Corte:

Mal può durare un usignolo in gabbia,
Più vi sta il cardellino e più il fanello,
La rondine in un dì vi muor di rabbia.

Per loro la vita randagia e le scorrerie; ora con le tasche piene di dobloni, ed ora senza nè manco un quattrino da far dire la diesilla al cieco; destinati a morire con le scarpe in piedi o per arme o per sauna di belve. E qui bisogna notare che il cervello loro gli aveva indicato una terza uscita, ed era il capestro, ma questo avevano per buoni riguardi sottinteso, che anch’essi avevano frequentato la scuola di grammatica, e di sintassi figurata se ne intendevano.

Il vecchio Maurizio esultava; i nuovi affetti gli avevano rinfrescato l’anima e il sangue, ond’ei sovente accarezzando la gioconda Eufrosina diceva:

— Ecco la mia Medea, che ha ringiovanito il suocero e non sembra che truciderà mai i figli!1 A proposito di questi figli, ma di dove hanno a venire? Eufrosina, ricorda che ho il vetturino all’uscio...

— Quanta furia! rispondeva la gioiosa; quando vorranno venire verranno.

  1. Ovidio, Metamorph., l. 6