d’Isabella fu trasportata al camposanto; la cassa avevano messo dentro una carrozza col capo in alto e il piede in giù; nè anche Cristo posò su la deserta coltrice; lo aveva proibito il prefetto. Seguivano due altre carrozze; dentro la prima Curio ed il rappresentante degli Stati Uniti, nella seconda Filippo ed Eufrosina: però in ambedue le carrozze su i posti davanti sedevano due guardie di pubblica sicurezza travestite da galantuomo; lo aveva ordinato il prefetto. Trovarono ammannita la fossa, e due vangatori con la pala in mano in procinto di gettare la terra sopra la cassa; il prefetto per far presto aveva rinforzato i becchini. Avevano trasportato le reliquie della povera creatura a mo’ che i contrabbandieri trafugano il frodo; le depositarono in grembo della terra come il ladro ci rimpiatta il tesoro rubato: appena fu concesso inginocchiarsi e recitare un requie. D’altronde, chi avrebbe potuto piangere ovvero pregare? Coteste anime, a cagione della immanità delle bestie che a muso duro hanno il coraggio di affermarsi uomini, si sentivano rapprese dentro una crosta di ghiaccio. — Lo vedo bene che, se inferno non ci è, per certa gente bisognerà inventarlo... Fu forza partire innanzi che avessero colma la fossa; la lasciarono in buona compagnia, che le dormivano allato figli, marito, parenti; certo alcuni l’avevano fatta arrossire, altri gonfiare di orgoglio; questi l’esaltarono, quelli l’atterrarono,