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capitolo xxiv. | 381 |
comanchi... fra i modocs; — e ci è da farne diventare rosso per la vergogna un negro di Caffreria...
— Lasci stare, caro signore, caffri e comanchi: a me tutto questo non preme un fico; sa ella che cosa m’importa? Il mio impiego; se io lo avessi a perdere, chi- mi fornirà alloggio, vitto, vestito, carrozza, teatro gratis, eccetera?
— Vada franco, signore, lo garantisco io.
— Garantisce lei! Ma che sia benedetto, su che cosa mi garantisce?
Il signore A. si asciugava il sudore per la pena; sentendosi in procinto a dare di fuori, con voce alterata conchiuse:
— Orsù! domani sera soltanto potrà darsi sepoltura alla defunta... veruno in tutto il giorno uscirà di casa, nè veruno ci entrerà; ella, se non si fida, faccia sorvegliare; i miei concittadini trasporteranno il corpo al camposanto, lo seppelliranno; dopo sepolto entreranno in carrozza... dalla fossa allo esilio perpetuo.... è contento? E si che le potrebbe bastare.
Il prefetto storse la bocca, si strinse nelle spalle e gemè:
— Vedete un po’ in che bertovello mi trovo! Dio faccia che male non me ne incolga... ma... sono troppo buono!
Proprio come il libraio liberale.
Nel colmo della notte, a lume spento, la salma