Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
348 | il secolo che muore |
se avesse potuto si sarebbe baciato; la gioia gli punse la vena della liberalità; si sentì inondato da un’aura di sciupone; tanto vero, che essendogli entrato lì per lì nello studio il primo consigliere di prefettura, egli gli regalò un sigaro da sette centesimi...
Per cotesto groppo di casi tanto vari e veementi avevano sentito terribili scosse gli spiriti ed i corpi dei più gagliardi dei nostri personaggi, ma la signora Isabella ne rimase infranta; veruno ci aveva fatto avvertenza, perchè la cura particolare teneva compresa in sè l’attenzione di ogni individuo; se l’avessero badata chi sa di quanti pianti e sospiri sarebbe a quest’ora andata ingombra la casa! Più volte la meschina di pallida diventò colore di cenere, le labbra le si fecero pavonazze, e le sue pupille dondolavano per quel vago errore, che non è anche morte e non si può più dir vita. La goccia, onde si versa l’anima, parve formarsi più volte nel cavo dei suoi occhi, ma non traboccò; gli spiriti vitali in procinto di partenza poteron soffermarsi sopra la soglia; — e ciò avvenne per virtù di Amore; il quale, comecchè per pochi istanti, può trattenere la morte; egli solo lo può; veruna altra forza supera inferna è da tanto.
— E tu, madre, verrai con noi. Noi non presumiamo farti dimenticare le sofferte sciagure; c’ingegneremo consolarle; sopra le tue ginocchia de-