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capitolo xxiv. | 363 |
gli tornarono a gola i biglietti di banca dello americano, e gl’impedivano il sonno; infastidito di giacersi sopra un fianco, si volge su l’altro, e in mezzo alla giravolta gli scende dall’alto la idea luminosa di pigliarseli tutti per sè; linea recta brevissima, come fece incidere sopra la sua argenteria il Guizot, ch’era andato sempre storto.
La mattina seguente, essendosi raccolta nella sua bottega la solita conversazione: un prete, un borsaiolo ebreo e un moderato cristiano, di un tratto gli si posò nel cervello importuno come una mosca sul naso il pensiero: e se in questa si presentasse colei per saper l’esito delle sue carabattole, che pesci piglieresti? Gua’! la risposta viene da se: i’ non le ho ancora vendute. Adagio, Biagio, prevedi il caso ch’ella ti avesse a dire: non vo’ più venderle, rendetemi la roba mia. Allora — e qui alzò tre dita della mano sinistra, e coll’indice della destra toccando il primo dito susurrò: per uscirne con onore mi pare che mi sovverrebbero tre vie: prima la fantesca nello spazzare la bottega, supponendoli fogliacci, li ha buttati via; il commesso del negozio per le medesime ragioni ed apparenze ci ha acceso la pipa, via seconda; terza via, il ragazzo di stamperia, preso a soqquadro da non so quale cinquantina di fichi, e intimato a riporli in libertà per urgenza, era scappato portandosi seco i fogli, sicchè la sua dignità