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332 | il secolo che muore |
nanzi un americano da Baltimora, svisceratissimo della letteratura italiana, di cui giusto in quel punto imparava la grammatica, a cui parve toccare il cielo col dito acquistando gli autografi di Orazio Onesti per sole cento lire sterline; e ne dimostrò al libraio la riconoscenza scotendogli il braccio fino a levarglielo dal posto e invitandolo a bere il the a casa sua in Baltimora.
Il libraio, partito l’americano, ripose i biglietti di banca nello scrittoio, deliberato consegnarli tutti... non aveva ancora compito la frase, che ecco un cavallone di cupidigia scaraventare quella modesta onda di onestà a frangersi su gli scogli e gorgogliando susurrare: — Eccetto, bene intesi, una discreta provvigione per me. — In siffatto proponimento si mantenne fino a desinare, allora lo appetito dello stomaco gli destò quello dello spirito, e almanaccando su la faccenda conchiuse: — A dargliene mezzi basterebbe, ed anche mi paiono troppi. — A cena (ahimè! l’ora dei pasti era funesta alla generosità del libraio liberale) rugumandoci su venne nella determinazione di darne alla Isabella un terzo, ed anche quelli giudicò troppi... e ciò a modo di addentellato, nel caso che gli piacesse fabbricare accanto; perchè il nostro libraio fu della razza di cotesti uomini, di cui il primo pensiero li condurrebbe talora al Campidoglio, se l’ultimo non li menasse sempre alla forca. La notte standosi in letto