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cero, ed io mi metterò in quattro per esitargliele — ma’ mai mi capitasse nel negozio — perchè, veda, con quei benedetti inglesi non ci è più da fare un pasto buono; le penne costoro le hanno rimesse, ma si ricordano essere stati pelati; i russi poi si mantengono tuttavia barbari abbastanza da tenere in pregio le memorie degli uomini grandi e da lasciarsi pelare; ma dia retta, signora, io posso proporle meglio a pronti contanti: mi dica, avrebbe ella, o taluno di casa sua, alienato in perpetuo o temporariamente il diritto di proprietà delle opere del suo signor socero e padre?

— No signore, nè io nè la buona memoria del mio signor marito. Il mio signor socero sì, ma a tempo allo editore che primo le stampò, la quale da parecchi anni è scaduta.

— Perfettamente; pertanto se la signoria vostra mi cedesse per tre anni, a decorrere dal dì della pubblicazione di ogni singola opera, la facoltà di stamparla, le pagherei subito lire mille italiane in oro, e più mi obbligherei a darle gratis una copia rilegata in brochure, s’intende, della mia edizione.

— Caro lei, io non me ne intendo, ma veramente... disse Isabella, peritandosi a compire la frase per la paura le sfuggisse di mano quella cima di fune, che giudicò porgerle la Provvidenza nella sua misericordia; e il liberale stampatore, aggrondato, con voce alquanto risentita: