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322 il secolo che muore


anco trovo albero che mi ripari coll’ombra. E caso mai vi avvisaste redarguirmi di contradizione, io vi risponderò che l’uomo è una contradizione perpetua, che mangia, beve, dorme e veste panni, e ben venute quelle contradizioni che fanno scomparire il nostro intelletto e onore al nostro cuore.

— Scusate, Maurisio, ebbe a notare Curio, come di faccia alla coscienza vi potete sdebitare di chiamarvi dintorno i vostri congiunti? Non vi par’ella giustizia preferire a persone da voi conosciute per accidente, e forse non abbastanza conosciute per chiamarle con prudenza a parte della vostra famiglia, coloro che vi stanno uniti con vincoli di sangue?

— Oh! rispose Maurizio scotendo il capo, quanto all’amico Filippo egli è un libro da coro; si legge a dieci passi di lontananza senza bisogno di occhiali; un poco più difficile a capirsi sei stato tu, pure adesso presumo conoscerti meglio che tu non conosca te stesso; rispetto a’ parenti, ti dirò che questi bisogna prendere quali essi sono, gli amici poi si pigliano fra quelli che garbano: i primi t’impone la necessità, i secondi ti procaccia la elezione: se tu mi fossi figlio di natura tu dovresti la vita a me, mentre adesso io la devo a te e all’amico Filippo. I parenti di me non cercarono mai; quindi qual maraviglia se io non cerchi di loro? Nè penso abbiano voglia di cercarmi; da cinquanta anni e più di me non ebbero novella, e tu puoi credere