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capitolo xxiv. 351


Mastrilli da teatro diurno, piglierà posto anche il dottor da Vignale. Cristo, che patisti lo schiaffo dalla mano di un giudeo, tu solo puoi comprendere l’amarezza sofferta dall’Italia per la umiliazione di avere a capo dei suo governo un Giovanni Lanza, medico da Vignale!

— Pur troppo! disse Filippo, eravamo destinati a considerare ridotte in atto dal governo italiano le grottesche fantasie delle tentazioni di sant’Antonio del Callotta.

— Fantasie del Callotta, interruppe Curio a sua volta; oh! di’ piuttosto immaginazioni di Nerone ubriaco, di mangiatori di oppio; fantasime incise dal Piranesi, quando la tetra ipocondria gli rodeva il fegato.

— Sì, questo e peggio, soggiunse Maurizio; dunque siamo intesi: voi tornerete in Italia a pigliarvi la mamma e la figliuola vostra e riverrete qui, tu, Curio, a tenermi luogo di figlio; e sì dicendo gli pose la mano sopra la spalla con tenerezza di cui non aveva dato segno fino a quel punto, e nella sua voce si sentiva la pietà della preghiera e la paura della ripulsa; e voi, Filippo, mi farete da fratello: intanto gli porgeva la mano libera. Che volete? Nella solitudine non s’incespica mai, ma all’ultimo la proviamo la più pesa di tutte le croci: mi sento stanco di camminare per una via dove non incontro sasso che mi laceri i piedi, ma nè