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298 | il secolo che muore |
E Filippo a lui: — E’ mi parrebbe bene ritirarci a casa, perchè questa guazza notturna per noi altri vecchi è peste.
— Voi dite unicamente; tra i nostri non ci è guaio?
— Sani e salvi.
— Bene; sto in pensiero per la marchesa e per la contessa.
— Oh! eccole là accucciate davanti alla porta di casa. Come il Signore, dopo avere lavorato, riposano.
— Che diavolo dite, Filippo? Dio, prima di riposarsi, creò...
— Ed esse distrussero, interruppe sempre acerbo Curio; ma fare e disfare è tutto un lavorare.
Rientrarono tutti in casa, eccetto i peoni, avendo chiesto ed ottenuto rimanersi fuori per soccorrere i feriti e confortare i moribondi.
Difatti don Patricio e don Giacinto, andando attorno, trovarono dieci morti e due moribondi; feriti nessuno, o perchè non ce ne fossero stati, o perchè i compagni presili sopra le spalle li avessero tratti con seco.
Don Giacinto, cattolico apostolico romano, quantunque nato in America, si adagia a canto al moribondo più prossimo, e così pietosamente gli favella:
— Deo gratias. Vostra signoria non se la piglierà a male se io le dico per ispirito di carità che ella mi sembra assai prossima a levare l’àncora per l’altro mondo.