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292 | il secolo che muore |
sta davanti la porta maggiore ci appiccano il fuoco: era loro disegno, appena la porta incendiata avesse concesso l’adito, entrare in casa e quivi mettere a ruba quanto capitasse loro alle mani; se poi questo non avessero potuto fare senza troppo pericolo, allora avrebbero lasciato abbruciare la casa con tutti quelli che ci erano dentro.
Il vecchio aguzzava la vista e lo udito, ma non veniva a capo d’indovinare quello che gli assalitori armeggiassero.
D’improvviso si illumina la scena, e al chiarore della manella di strame che porta accesa in mano, si scopre uno dei tre offensori del vecchio accostarsi alla catasta della legna e delle altre materie infiammabili per appiccarci il fuoco; non aveva ben finito di stendere il braccio, che passato fuor fuori da una palla in mezzo al petto cascò bocconi su la fiamma; i compagni tentarono tirarlo indietro e non riescono, perchè, bersagliati a man salva dalle feritoie, uno casca sopra l’altro traendo urli spaventevoli; il mucchio divampa, e i cadutici sopra, sentendosi scottare, non trovando altro aiuto si rotolano per iscostarsene, insanguinando di orribili strisce il terreno.
Allora la voce del vecchio, facendosi udire da capo, comanda:
— Don Giacinto, vada per la contessa e la meni alla postierla a sinistra giù a terreno; don Patricio,