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capitolo xx. |
Se l’amore è delitto pel pubblico ministero, e se egli si sente immune da tanto misfatto, me ne rincresce per lui, perchè s’ei solo non si troverà impiccato, ed anche solo ei si troverà nel mondo. Di essersi scritte lettere piene di dolci desiri? Qual maraviglia! Si amavano, e dovevano trattenersi dal ripetersi in prosa e in rima ciò che mille volte si dicevano al cospetto del marito? — Ricordatevi come per queste anime elette un tempo Amore fu una strada maestra dove esse camminarono di conserva spensierate e liete; di un tratto ecco pararsi davanti a loro un bivio; il tronco a destra menava al matrimonio; il sinistro alla disperazione. Efisio ed Artemisia infilarono a destra, e ce li seguitò l’Amore, finchè incontrato l’Imeneo, gli raccomandò i giovani ad averne buona cura, e costituitolo procuratore in rem propriam corse dietro a consolare il povero Gavino. In quattro salti lo avrebbe raggiunto Amore, se non si fosse trattenuto per via a scaricare la faretra delle frecce e a spegnere la fiaccola dentro al ruscello; pure lo agguantò, si mise a sedere con lui sopra l’erba, e prese nello sue le mani di lui, gli disse:
— Non mi ravvisi? Io sono sempre Amore, quantunque abbia spento la fiaccola e buttato via le quadrella. Io mi trasformo; ma sono Amore in sembianza di padre, di fratello o di figlio; — quanto a marito non è pensiero mio, tocca a Imeneo...