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274 il secolo che muore


— Allora io le spaccherei il cranio.

Questa fu la favilla che suscitò lo incendio; perchè i due litiganti saltarono su da sedere in atto di gladiatori combattenti; il tessiano, agguantato il braccio del vecchio, gli diede un poderoso strettone per isbatacchiarlo in terra, e non gli riuscì; mentre l’altro, per botta risposta, tale gli abbrivò con la mano libera un pugno nel mezzo del petto, che costui fu obbligato di rimettersi a sedere boccheggiando; e così sarebbe finito il conflitto, senonchè subito sottentrava il compagno, il quale colpiva alla sprovvista il vecchio nel naso, per modo che questi si coperse con ambedue le mani la faccia insanguinata; nè qui rimase la soperchieria, che al secondo si aggiunse il terzo, il quale prese a picchiare senza misericordia il meschino sul capo.

Da tante parti assalito, il povero uomo male si poteva schermire; egli non chiese, nè l’animo altero gli avria consentito chiedere soccorso; pure, chi sa? Già aveva incominciato ad affacciarglisi allo spirito la nota sentenza che dicono di Dio: maledetto l’uomo che confida nell’uomo.» Ma se gli si affacciò, non ebbe tempo a compire la immagine, perocchè subito sentisse un battere di colpi frequenti e poderosi come di mazza sopra la incadine, e schiusi gli occhi alcun poco vide Curio avvampante così, che pareva mandasse faville: afferrata con la destra la brocca del wiskey e con la