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verificarsi; — e ciò basta alla sua coscienza mercantile. Ma qui, aggiunse guardando l’orologio, l’ora si fa tarda, e prima di tornarmene a casa mi occorre mangiare qualche cosa.

— Ed anco noi siamo digiuni da ieri.

— Dunque venite meco, che saprò io dove darmi di capo.

Curio e Filippo tennero dietro al tessiano, maravigliando forte com’egli s’incamminasse verso la spiaggia dove aveva investito l’Erebo; ma la maraviglia loro crebbe oltremodo quando da un fianco del battello incagliato videro un nugolo di maestri di ascia, segatori, carpentieri, calafati ed altri operai siffatti, usciti come per incanto di sotto terra, che lavoravano a furia per risarcirlo; dall’altro fianco del battello, immediatamente a canto, sorgeva sopra la spiaggia una baracca ornata di festoni di rami, di bandiere nella massima parte americane; fra quelle delle altre nazioni primeggiavano le papaline, venivano dopo le inglesi; scarse le francesi; delle italiane nessuna. Sopra la baracca una immensa bandiera bianca di bambagina, dove avevano dipinto in fretta con tinta nera: «grande banchetto elettorale tessiano; tre mense; antipasto, pranzo, frutti, pasticcerie, birra e wiskey tutto compreso; un dollaro a testa».

La guida dei nostri viaggiatori tentennò il capo e sorridendo disse: