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capitolo xxiii. | 285 |
l’altro Talaveyra y Musquito di Gonzales, impenitente per la schiavitù: a chi pigliava una polizza mescevano un bicchiere di liquore a scelta; spesso gli elettori, se inavvertiti tornavano a bere la seconda e la terza volta, comecchè taluni appartenessero alle confraternite della temperanza, se scoperti erano abbaiati e respinti; e allora, impronti più delle mosche cavalline, ostentando cruccio, si facevano a pigliare le polizze e a bere dall’altra parte.
— Ma a votare dove vanno? — domandò Curio a quello che pareva capo del partito abolizionista.
-^ A Columbus, gli fu risposto.
— E quando?
— Domenica prossima.
— Credete che domani potremo rimbarcarci su l’Erebo?
— Ne manco per sogno.
— Dunque il capitano è imbroglione? Sono queste le virtù che professano i cittadini americani?
— Il capitano reputano universamente uomo lealissimo: egli non inganna perchè ha fede che la sua volontà basti a risarcire il suo battello per domani, e certo egli non lascerà nulla addietro onde ciò avvenga: e poi avvertite che l’americano si fa a dire: io non costringo nessuno a credermi; sono libero di affermare la mia opinione intorno ad un fatto che casca sotto gli occhi di tutti; sta al giudizio degli altri accertarsi se la mia opinione possa