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capitolo xxiii. 283


sapere, insegna che le scarpe al negro gli fan male ai calli.

— I neri uomini sono, e cristiani come noi pel battesimo, dunque perchè non hanno ad essere cristiani come noi nella libertà?

— E dai, con questa benedetta uguaglianza! È qui, signori miei, che mi è cascato il ciuco; qui dove pigliarono equivoco ministri, missionari, preti, frati, filosofi, insomma tutti; gli è chiaro come l’acqua che Cristo ha predicato pei bianchi e non pei neri; e valga il vero. Vi basta l’animo di trovarmi un nero fra i dodici apostoli, o fra i settantadue discepoli? Tutti erano bianchi ai tempi di Cristo, fin Caifasso, fin Pilato, fin Giuda...

— Melchiorre mago era bianco?

— Melchiorre?

— Sì, Melchiorre.

— Melchiorre era un re, non era un uomo.

Filippo, che da parecchio tempo se ne stava ascoltando l’oratore, accanto all’asino, piano piano, non parendo fatto suo, aveva cavato di tasca un pezzo di esca e, accesala, la cacciò destramente, senza che veruno se ne accorgesse, nell’orecchio che più gli era vicino, al ciuco, il quale, sentendosi scottare, spara una coppia di calci mandando a capo fitto il predicatore, che piglia ad andare con le mani e coi piedi carpone per terra; ma l’asino, inseguendolo, gli pose le zampe anteriori su la groppa, sicchè