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capitolo xxiii. | 281 |
— E noi altri viviamo in pace?
— Silenzio! Udite! udite!
— I prigionieri da prima ammazzavano, arrostivano e morfivano, ma dopo, che trovano conto a venderli, li serbano vivi... e questo bisogna convenire che è un vantaggio... un progresso della umana virtù...
— La quale fa passi da gigante in questi baratti di carne umana con acqua di fuoco; così i vincitori muoiono per ubriachezza, i vinti per frustate...
— Chetatevi! Non è vero nulla; noi li raccogliamo a braccia aperte, noi li mettiamo a parte della famiglia, noi li nutriamo...
— Polenta di maiz poca e cattiva; condita coll’acqua, coll’acqua e poi coll’acqua...
— Subito che non muoiono, vuol dire che possono vivere.
— E le frustate per companatico non le mettete in conto?
— Chi ben picchia, bene ama. Il sapiente re Salomone ha lasciato detto: gastiga il tuo figliuolo e tu ne sarai in riposo: ei egli darà di gran diletti all’anima tua.1
— E dollari alla tua borsa.
— O che pretendereste, che noi gli avessimo a trattare meglio dei nostri figliuoli? D’altronde la
- ↑ Prov., c. 29, n. 17.