Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
218 | il secolo che muore |
del paese di Lampasas, passino dal mio lato sinistro.
Non uno rimase dal lato destro del degno sceriffo, perfino i fanciulli, i quali per via della età quello che facessero ignoravano.
— Tu lo vedi da te, o Dianoro, che adesso ti tocca a pensare sul serio di morire, disse lo sceriffo.
— È cosa vecchia; ci pensai da quando nacqui.
— L’uomo prudente è come la tavola degli osti, sta sempre apparecchiato: possiamo andare.
Lo sceriffo s’incamminò verso la campagna; dietro lui Dianoro, e dietro Dianoro le turbe; venuti allo aperto occorse loro un bello, grande e forte cedro rosso, del quale si servono per fare le bacchette ai lapis; lo sceriffo, dopo averlo ben bene squadrato, domandò:
— Dianoro, di’ su, questo cedro non ti parrebbe al caso?
— Per me, me ne lavo le mani; io non ci entro.
— Ma... mi pareva che per qualche cosa ci entrassi anco tu.
Tacque il dabbene sceriffo, e presa senz’altro indugio la corda si mise ad armeggiare per foggiarla a nodo scorsoio. Dianoro stava a guardarlo tranquillamente, ma vedendo poi che non veniva a capo di nulla, gli levò la corda di mano dicendo:
— Si conosce chiaro che voi non siete del mestiere; lasciate fare a me.