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capitolo xxiii. | 247 |
— Chi lo ha ammazzato?
— Io.
— Come puoi provare di averlo ammazzato?
— Hanno visto tutti.
— Sì, sì, abbiamo visto tutti, urlava la turba, benchè pochi fossero quelli che si trovarono presenti al caso.
— Perchè?
— Perchè mi è parso di ammazzarlo; — perchè stamani ho bevuto acqua di fuoco più del consueto; — perchè col buttarmi la spazzatura addosso ha inteso insultarmi.
— Dunque tu convieni che devi essere punito?
— Siccome per conchiudere l’affare non è necessario il mio consenso, così chiedo astenermi da rispondere.
— Come ti piace; ed ora, riprese a dire lo sceriffo volgendosi alla turba, tutti quelli che giudicano doversi impiccare... come ti chiami?
— Che fa il nome alla cosa?
— Nulla; per la formalità, capisci!
— A Lampasas mi chiamavano Lumediluna.
— Sei cristiano?
— Sì; mi battezzarono a Georgetown.
— E allora come t’imposero il nome?
— Dianoro Bermudez.
— Bene, prosegue lo sceriffo, tutti quelli che giudicano aversi a impiccare Dianoro Bermudez,