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238 | il secolo che muore |
pida e volgare cosa sieno le reti che la polizia presume intrecciare con arguto magistero: nei prati ov’ella mena la falce non crescono altr’erbe che femmine da partito, pollastriere, lenoni, osti, barbieri, e soprattutto preti; senza di questi non raccoglierebbe una boccata di fieno. Il presuntuoso bargello scorrazzava a destra e a mancina come il cane con la polpetta in corpo; ogni momento stava li per li per acchiappare la preda, e poi stringeva mosche; certa volta corse con la lingua fuori fino a Domodossola; adesso non gli sguizzavano più; certi i segnali; sicuro il covo; stende la mano e piglia un cappellano e la moglie dell’organista scappati insieme; scattò di un pelo che il bargello scorrubbiato non tirasse il collo a tutti e due: molto più ch’entrambi con le mani su i fianchi urlavano:
— O lei come ci entra nei fatti nostri? Chi le dà noia? Facciamo col nostro e non diamo fastidio a nessuno.
Il peggio fu, quando ricondusse la moglie al marito (che il prete lasciò ire per non entrare in disgrazia al ministro), dacchè questi gli si avventò come un basilisco gridando:
— O chi le ha detto di pigliarsi questi pensieri del Rosso? Chi l’ha incumbenzato di andarmela a cercare? Chi di riportarmela? Lei se la infarini e lei se la frigga.
E qui gli sbatacchiò la porta sul muso.