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facchini, ammonendo sommesso i due fuggitivi che pigliassero posto ai loro barocci.

Parte dei barocci caricò strame, parte legna, di questi i barocci di Curio e di Filippo: poi si misero in moto per andare: alla prima svolta il guidaiolo capo del traino a voce alta ordinò:

— Chi ha strame in casa Berretta; chi ha legna alla prefettura.

Alla prefettura! pensarono d’accordo Curio e Filippo, di cui i barocci portavano legna, ma curvarono le spalle e proseguirono senza fiatare.

Di vero fermaronsi davanti alla parte postica del palazzo della prefettura, e tosto diedero mano al discarico: indi in breve fu un brulichio, uno andare e un venire da disgradarne le formiche. Qui ad un tratto si presentava a Curio ed a Filippo l’uomo del fienile, il quale, mentre finge dare loro ordini pel trasporto, aggiunge sommesso:

— Ora smettete il mestiere di barocciaio per pigliare quello di facchini; caricatevi un fascio di legna sopra le spalle e salite su franchi; troverete qualcheduno per le scale che vi guiderà.

I nostri eroi, carichi come muli, seguitarono i compagni che osservarono avviarsi su per le scale, però che altri scendevano per recarsi alle cantine, ovvero alle cucine; ma pei nostri eroi, rifiniti dai patimenti, non fu piccola fatica portare quel tocco di fascio di legna in soffitta; venuta loro meno la