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capitolo xx.


blici e privati si affrettano a sovvenirlo ed a consolarlo; all’opposto il coniuge tradito deridono tutti, e se qualche pietoso vorrebbe pure confortarlo, non sapendo come trovare il bandolo della matassa lo lascia su l’arcolaio. Il tradito teme del pari la pietà e il disprezzo; qualunque aura, sia pure di primavera, gl’inciprignisce la piaga; in ogni discorso sospetta una punta per lui; gli pare che tutti lo ammicchino; le allusioni remotissime gli cacciano il ribrezzo addosso: odia la religione mosaica, perchè ad ogni piè sospinto ci si parla di corni; cornu salutis, cornu fortitudinis tuæ; nè meglio gli talenta la cattolica, che ha il cornu epistolæ; da per tutto per lui larga messe di beffe; nelle orchestre trova il corno; nei fiumi il corno; negli eserciti corna; le are dei Numi non ti offrono asilo per queste, perchè anche gli altari hanno le corna. In terra la Natura, in troppe cose scarsa, fu liberale di corna agli animali; e chi non li ha se li procura. I francesi tutti, ma in antico; nei medi tempi, i guerrieri più cospicui. A Mosè le donò Dio come insegna di divinità; a Giove Ammone i sacerdoti le tributarono, e a Bacco; leva gli occhi e mira su in alto assunto fra le stelle il corno di Archeloo, donde pare che versi su la testa dei mortali copia infinita di benedizioni; e la luna dove la lasci? Non ti consola dal cielo con le sue amabili corna? Nello stesso alvo materno l’utero ti abbraccia con le sue corna. Giù nello inferno, or-