Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo xxii. |
— O a mettergli adagio un guanciale sotto il capo?
— No signore, tu buttati sul letto e dormi; io ho dormito tutto il giorno per vegliare.
— No, vacci tu piuttosto.
— Ho dormito tutto il giorno per vegliare, ti ripeto: più tardi farai a modo tuo, adesso obbedisci.
Giusto nel punto in cui si apriva il Castello, Filippo si trovò alla porta con Curio dietro, portatore della balla sopra l’omero manco, celando per questo modo la faccia a chi stava fuori della porta della caserma; e secondo la promessa ci stava il caporale, che appena ebbe scorto Filippo gli andò incontro salutando:
— Buon giorno, sergente.
— Buon giorno, caporale.
— Tanti saluti e poi tanti da parte mia alla cara Eufrosina.
— Presenterò le vostre grazie: addio.
— Sergente, sentite una cosa, quando tornate, mi promettete di confidarmi dove dimora adesso?
— Ve lo prometto: addio.
— Non crediate mica per cattivi fini; solo per mandarle di tratto in tratto i miei versi e qualche fiore.
— S’intende... diavolo! addio.
Senz’altro intoppo, alla fine vennero all’aperto; non si scorgendo attorno anima viva, affrettarono