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capitolo xxii. |
il consueto, gli avesse promesso portargli robe vietate, si attentò domandare:
— O di Pietro che n’è, che stasera non si vede venire?
E Filippo, con voce e cera da Lucifero:
— Che v’interessa sapere queste cose? mirate un po’ che mi bisognerà tenere in giorno i signori carcerati di quanto i superiori ordinano e disordinano? Lo so bene che a voi altri, cattivi soggetti, quando vi menano in prigione vi sembra andare in villeggiatura, e Pietro vi aiuta a bucare il regolamento: ma questa bega ha da finire... e finirà...
Mortificato il prigioniere, torna chiotto chiotto a sdraiarsi sul pancaccio, e Filippo, a cui doleva sostenere la parte dell’uomo di arme, non che per mitigare cotesta infinta asprezza, seminava sigari, conforto da carcerati.
Filippo, dopo abborracciatala visita, si accosta a Curio e così gli favella sommesso:
— Levati, piglia la lanterna, escirai primo, io ti terrò dietro coprendoti con la mia persona.
E così fu fatto; la sentinella, la quale non aveva veduto se fossero entrati due uomini od uno, non si addò di nulla; e i nostri amici, accelerando il passo, presto si furono ridotti a casa.
— Barba bene insaponata è mezzo fatta, — mormorò con lieta voce Filippo; ma per la commozione tremando, si pose a sedere sul letto asciugandosi