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226 | il secolo che muore |
terna, tanto che mandasse un sospiro di luce, e così alla prigione il buon uomo avviossi: i passi alla lontana ei misurò in modo che al suo appressarsi la sentinella avesse trascorso oltre la porta, voltando le spalle; allora guizzò dentro l’androne dove mettevano capo talune celle; affrettasi a quella di Curio, e aperta appena la porta gli domanda ansioso:
— Sei pronto?
— Sì.
— Aspetta, e così dicendo presto presto pon mano a spogliarsi; e poichè l’altro trasecolato esclama:
— Ed ora che fai?
Risponde:
— Silenzio e obbedisci; mano a mano che mi spoglio io, vestiti tu.
Siccome Filippo, comecchè si spogliasse, appariva sempre vestito sotto, Curio cominciò a capire. Filippo, considerando poi che la faccenda tirava troppo in lungo:
— Esci, gli disse, finirai di abbigliarti fuori; rannicchiati in un canto; mentre ti vesti continuerò la visita.
E come ordinò fu fatto; nel richiudere la carcere di Curio sbatacchiò gli usci con tale fragore che ne rintronarono i muri del casamento. Taluno dei prigionieri vedendo comparire Filippo solo, e rincrescendogli, però che il sotto carceriere, secondo