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capitolo xxii. |
progenie latina; enotrii tutti, e si mescolarono fraternamente dentro lo stomaco dei deputati italiani.
Filippo mise la figlia nelle braccia di donna Isabella; nulla parlò; la guardò solo con uno sguardo che nè parole, nè colori valgono a dipingere; però il poeta lo tace, ed il pittore Timanto lo nascose sotto il velo, quando ebbe a effigiare Agamennone assistente al sagrifizio della figliuola Ifigenia. Ogni momento Filippo ripeteva doversene andare, ed era sempre lì; moveva verso l’uscio e poi tornava indietro; fin quando ebbe sceso mezze le scale rifece gli scalini per ribaciare la sua cara, la sua divina creatura.
Nel rientrare in Castello Filippo, al caporale di guardia die gli andò incontro verso la porta, disse sentirsi rifinito, ed era vero: pel quel giorno non poteva più strascinarsi dietro le gambe, epperò avrebbe portato le sue robe alla Eufrosina alla domane per tempo, onde aver libera tutta la giornata; volesse avvertirne la guardia, perchè non gli avesse, come a caso insolito, a porre ostacolo.
— Andate franco, sergente, lasciatene il pensiero a me.
Tuttavia Filippo, comecchè a stento, andò a licenziare il rinforzo mandato dal comandante alle carceri, e fece in compagnia del suo secondo la visita dei prigionieri, o piuttosto la principiò, che ap-