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220 | il secolo che muore |
e il caporale, ch’era da Barberino di Mugello, bel parlatore e qualche volta dicitore in rima, le favellò:
— Deh! Eufrosina, tornate presto e non ci fate aspettare; voi lo sapete, come ci lasciate ci piglia il buio ed il freddo:
Quando partite voi tramonta il sole, |
— Ecco, date retta a me, disse un altro soldato, che all’accento parve siciliano, io per me proporrei che ci avessimo a collettare, e li danari deste a me per far dire una messa a santa Lucia, onde rendesse la vista degli occhi alla buona fanciulla.
Parve ch’egli accendesse un fuoco d’artifizio, sicchè si udiva da più parti:
— O che le avrebbe a rendere la vista dei ginocchi?
— To’, questa è nuova di zecca; io ho visto sempre santa Lucia dipinta cieca, o come potrebbe dare agli altri la vista che non ha per sè?
— E voi altri imparate quale sarebbe il sacerdote e quale il tempio dove celebrare la messa; prete il camerata Rosolino, chiesa l’osteria del Fico.
— Io vo’ dire la mia, vo’ dire; propongo pertanto che noi abbiamo a digiunare un giorno per uno; così si risparmia quattrini e ci troviamo la devozione bella e fatta...
— . . . . . . . . . . . ma fiorentino |