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capitolo xxii.


Povera fanciulla! Dacchè l’era tolto di compiacersi a contemplare la sua bella chioma, sentiva tanta consolazione a pettinarsela e a palparla!

Appena conobbe il rumore dei passi paterni, per non lasciargli tempo di accorgersi dello sconcio ed affliggersene, disse:

— Babbo, raccatta il pettine e finisci di pettinarmi tu.

E Filippo lieto ci si provò subito: assorto nel piacere di far bella la sua creatura, non pensò ad altro. Intanto che la pettinava la mise a parte di quello giudicò necessario ch’ella sapesse; ed avacciandola poi, e sovvenendola a vestirsi, quando la mirò di tutto punto, presala sotto il braccio favellò:

— Andiamo via, che la signora Isabella ti aspetta. Adesso viene la volta per Filippo ad industriarsi che la figliuola si accorga men che si possa della sua disgrazia, e questo fa removendo col piede gli ostacoli che loro si parano dinanzi, ovvero sospingendo lieve col gomito la figlia, ond’ella senza accorgersene li scansi, e creda potere procedere franca come se ci vedesse.

Una favilla di amore come bene e quante anime accende!

La guardia della porta del Castello, quando vide la fanciulla bellissima, che veniva via pari all’angiolo che si accosta a fare aprire le porte dell’inferno, trasse tutta fuori per contemplarla e per salutarla;