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216 il secolo che muore

216 IL SECOLO CHE MUORE

addosso, mi è avvenuto come al Berni, quando un amico gli prestò il mantello. — Di’ su, che lo sappia anch’io.

— Quando mei veggo addosso la mattina
     Mi par dirittamente che sia mio,
     E non la voglio intendere
     Ch'io ve l'ho pure a rendere.

Orsù, andiamo per le corte — e qui, dopo avere chiamato anche la comare Bita e chiuso l’uscio, si rifece da capo a raccontare ai nostri coniugi la dolente storia di Eufrosina e di Curio; la Bita piangeva a catinelle; circa a Foldo il pianto non era il suo forte, bensì di tratto in tratto prorompeva in singhiozzi da sfondare una porta. Filippo, venuto in fondo alla sua narrativa, dava per perorazione un pugno sopra la tavola esclamando:

— Ebbene. Curio non ha da morire.

— No davvero, rincalzarono in coro i due coniugi; ma Foldo da solo:

— Non morirà per Dio!

— Dunque Dio mi assisterà; diversamente lo rinnego.

— Ci sto; se non ci aiuta lo rinnego anch’io.

— Ed ora ascoltami: domani mattina per tempo io ti verrò a trovare col giovane travestito, carico con un sacco delle robe di Eufrosina; tu avvisa gli amici vecchi, perchè mi abbiano ad assistere nel