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capitolo xxii.


la pretende a uomo libero? — Oh! vada a imparare, mi faccia il piacere... vada.

— Ma senta...

— Non sento nulla, non voglio sapere nulla di un uomo che mi ha fatto la ingiuria di pigliarmi pel papa... ringrazi Dio che qui, in casa di questa signora, non voglio fare scandali... però non mi posso astenere di maravigliarmi con lei, signora Isabella, che essendo donna tanto di garbo, consenta bazzicare gente che scambia un galantuomo per un prete.

Così, sempre bifonchiando, presa la via dell’uscio, si cacciò giù per le scale senza che ci fosse verso di trattenerlo. La Isabella confortò Filippo, rimasto sottosopra alla uscita del dottore, a non darsene per inteso: tornerebbe il giorno appresso, senza neppure ricordarsi del cappello preso di essere tolto in vece del papa. Ora, levato ogni indugio di mezzo, andasse per Eufrosina, che troppo le tardava abbracciare e consolarsi con la povera figliuola.

Allora Filippo si mette la via fra le gambe e va difilato alla bottega di Foldo, alquanto più ilare, perciocchè gli paresse che le cose pigliassero buona piega.

— Sai tu, Foldo, che ti ho da dire?

— Qua’! sei di ritorno, Filippo? Che mi hai da dire?

— Io ti ho da diro che, portando i tuoi panni