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208 | il secolo che muore |
— Caro sergente, mi sembra avere udito che la legge militare procede severissima contro gl’infrattori del carcere; per l’amore di Dio pensiamo di non fare un peggio; se foste ripresi, che mai ne andrebbe a Curio e a voi?
— Certo, la legge militare non è fatta col miele.
— Dunque non sarebbe meglio lasciare che Curio scontasse la pena?
— Che diavolo dice? Ma che le pare?
— Perchè mai?
— Perchè... perchè la pena alla quale condannarono Curio non è di quelle che si sopportano due volte.
— Voi mi spaventate... ma si prega, si mettono persone di mezzo... e gli avvocati o che ci sono per nulla?
— Tempo perso... le ripeto che Curio fu condannato...
— Ma condannato a che?
— A morte... e subito, tese ambo le braccia per sostenere la Isabella che balenava per cascare, aggiungendo con parole infocate:
— Su, su, che adesso non è tempo di svenirsi, bensì di richiamare tutte le virtù intorno al cuore per la salvezza di Curio.
La madre si raddrizzò di forza, quasi il dolore le avesse infuso nuova lena nel sangue, e favellò:
— La sventura mi ha posto per bersaglio ai suoi