Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
190 | il secolo che muore |
Il capitano del drappello, piemontese puro sangue, dopo il sacramentale countacc! prese a dire una carta d’ingiurie al povero Filippo, perchè lo avesse fatto aspettare tanto, e poi perchè ardisse presentarglisi innanzi così sciatto di vesti.
Filippo aveva riposato mezz’ora, o poco più, delle fatiche della giornata, e se avesse fatto presto come lo zotico capitano pretendeva, non si sa come il tempo gli sarebbe bastato a mettersi solo la camicia; tuttavia tacque, avendo sentito dire, ed essendogli stato dalla esperienza confermato a sue spese, che il soldato non ha mai tanto torto, come quando ha ragione.
Ecco qua, sebbene mi sia messo in regola, a tenore del regolamento, col signor cavaliere comandante del Castello, favellò il capitano, tuttavia ho voluto consegnarvi da me stesso il prigioniero. Avvertite qua, sergente; egli è condannato a morte; comecchè egli abbia interposto appello davanti al supremo Consiglio di guerra, non gli darei una palanca della sua vita. Si sa, i disperati si attaccano alle funi del cielo; dunque, sergente, occhio alla penna: voi sapete quello che ve ne va se vi scappa. Ecco qua, andiamo un po’ a vedere come me lo arrandellerete.
A Filippo si strinse il cuore, e suo malgrado si senti spinto a sollevare la lanterna per mirare in faccia il malcapitato... ecco: egli prorompe in uno