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capitolo xxi. |
tutte queste masserizie alle casigliane; delle quali quelle di miglior sangue l’accomodarono, pure commiserando lo stato a cui si era ridotta una signora così puntuale e per bene, altre dispettose gliele negarono, e le tagliarono dietro il giubbone che Dio ve lo dica per me.
Ora mancava il meglio, e come avesse a sopperirci non sapeva; ecco, mentre declina la faccia melanconica, le viene fatto vedere nelle dita, oltre l’anello matrimoniale, un altro ornato di piccoli brillanti, ricordo ultimo della defunta figliuola, fin lì salvati dal rigido saccheggio del maggiore.
Se l’anima le rimordesse ignoro; questo so, che in un attimo si cacciò giù per le scale, e arrivata in fondo consegnò l’anello della figlia alla portinaia, conquidendola a portarlo subito al monte di pietà per impegnarlo; ella poi si trattenne nel casotto ad aspettare: indi a breve l’assalì l’impazienza, perchè ogni tantino cavava il capo fuori lo stambugio della portinaia, come fa la gallina tra le stecche della stia per beccare il granturco nella mangiatoia. Alla fine la portinaia tornò; al monte non avevano voluto dare su l’anello più di trenta lire. La vedova prima desiderò toccare la moneta e ne senti ineffabile compiacenza, poi la rese alla donna prescrivendole recarsi al mercato per comperarvi commestibili e vino. Avuto quanto ella ordinava, si mise intorno ai fornelli soffiando a gote gonfie sul