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172 | il secolo che muore |
dusse presso al canapè dov’ella stava seduta, favellandole con piglio da Agamennone:
— Dal dono apprendi il donatore qual sia.
E Abramino di rincalzo, molto leggiadramente:
— Di certo la mia signora può stare sicura che, se non riuscirò, nulla sarà omesso da me ond’ella non si accorga di avere mutato. Se uno ardente affetto, se una devozione a tutta prova...
— Grazie, mio signore, grazie; il tempo e la sua benevolenza scemeranno il dolore... forse saneranno... saneranno senza dubbio la piaga che ora dà sangue: perchè, veda, Abramino, io sono donna che quando mi ci metto amo col cuore... coll’anima. Maggiore, favoritemi un bicchiere d’acqua.
Il Fadibonni riempito il bicchiere glielo porge, ed ella intanto che lo piglia, chinatasi alquanto, gli susurra nell’orecchio:
— E i quattrini?
Il Fadibonni, tratto di tasca un involto, glielo consegna dicendo:
— Il signore Abramino ti prega per mio mezzo accettare questa piccola offerta dello amore che ti porta affinchè tu possa figurare da pari tua... e secondo la condizione di lui.
Qui un sorriso di Giulia e per giunta uno inchino accompagnati dalle parole: — procurerò farle onore.
Abramino le baciò la mano, ed ella smaniosa di