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158 | il secolo che muore |
ed anche un cavallo: sebbene più prossimo ai settanta che vicino ai sessanta anni, nè obliava le palme di amore e nè le sperava: vestiva di tutto punto all’inglese, e per darsene meglio l’aria portava pendenti dalle guance due code simili a quella che la volpe, di gusto migliore, tiene unica attaccata al codione. Abacuc andava lieto di uno Abramino, figliuolo unico, sua cura e sua delizia; a lui rassomigliante come uovo di piccione a quello di lucio. Ora il Fadibonni s’imbattè giusto in costui; e giova sapere come Abramino si fosse per lo addietro intabaccato di Giulia, la femmina che teneva il maggiore a sua posta, e le avesse fatto recapitare più volte biglietti zeppi di desiri molli e di profferte sode; ma Giulia li aveva lasciati senza risposta per moltissime ragioni, di cui queste le capitali: il maggiore le andava a genio più di Abramino; aggiungi il maggiore non accennava ancora di trovarsi al verde, onde, come donna di comprendonio, si attenne alla regola, che chi lascia la via vecchia per la nuova spesse volte ingannato si ritrova; le altre ragioni per cui cotesti voti amorosi andarono a monte non importa dire; basti conoscere che il Fadibonni li seppe, e prima la donna glieli negò con un muso da batterci sopra le monete, poi, mutato consiglio, spontanea glieli confessò per farsene merito presso di lui.
Abramino, coniglio, non già leone di Giuda, ap-