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152 | il secolo che muore |
Bebbe di un tratto un bicchiere di acquavite che parve dovesse frizzare meglio del pepe, però ch’egli ebbe ad asciugarsi col dosso della mano a un punto la bocca e gli occhi lacrimanti.
— Come stiamo a sigari?
— Male; un mozzicone appena.
— Biagio, to’ qua; il capitano avendo sbirciato sul tavolino un pugno di soldi, ne tolse senza cerimonie un pizzicotto, e dandolo a Biagio soggiunse: Va’ a comprarne dalla Rossina... sai? la tabaccaia dal canto alle rondini; ella ci ha roba stagionata; avverti che fumino, e la foglia sia intera... pel tuo incomodo te ne regalo uno.
Uscito Biagio, il capitano ripiglia il discorso dicendo: l’ho mandato dalla Rossina, perchè non abbia luogo di tornare presto, avendo noi bisogno di tempo per ragionare insieme. E ora che ti senti? Che hai che mi fai bocca da recere? Non siamo mica in mare. Su allegro! Ti porto buone nove.
— Che nuove?
— Sai... quel certo... tale biglietto delle lire seicento è stato trovato.
— Trovato! E tanto il Fadibonni non si potè tenere, che non si avventasse in camicia come si trovava, a gambe ignude, scalzo, fuori del letto gridando:
— Chi lo ha? Dov’è? Me lo rendano, io ne ho bisogno, me lo rendano per Dio!